Piani alimentari per la bovina da latte

PERCHÉ?

La selezione genetica da un lato e le sempre migliori tecniche alimentari dall’altro, sono stati i due fattori chiave dell’enorme aumento produttivo e di efficienza registratosi nelle ultime decadi nell’allevamento bovino da latte intensivo in Italia: ormai la media produttiva della Frisona in Lombardia è attorno ai 32 litri di latte al giorno, con produzioni medie annue attorno alle 10 tonnellate di latte per capo. In diversi allevamenti però la produzione media è superiore ai 40 litri al giorno (13 ton/anno).

PROBLEMA

Per ottenere tali performance produttive, oltre agli aspetti genetici, all’adeguatezza dei locali e delle strutture, alla cura della tecnica di mungitura e all’attenzione agli aspetti riproduttivi e sanitari, è fondamentale applicare piani alimentari adeguati. L’importanza di un’adeguata alimentazione va letta anche in chiave economica, visto che essa incide per oltre il 60% sul costo di produzione del latte.

SOLUZIONI

Oggi sono disponibili programmi di razionamento (per es. CNCPS, CPM Dairy, NDS Light e Professional, Supermix, Plurimix) che consentono un approccio “dinamico” alla formulazione della dieta più adatta all’animale in funzione di molti parametri ambientali, della tipologia dell’animale, della sua produzione lattea e degli alimenti disponibili (foraggi e concentrati).

Sotto il profilo alimentare la razione deve avere mediamente le caratteristiche riportate in tabella:

I FABBISOGNI DELLA BOVINA DA LATTE

  • Fibra: I bovini sono ruminanti e come tali necessitano di fibra a livello sia nutritivo sia dietetico per un buon funzionamento dell’apparato gastro-intestinale. Non bisogna mai scendere sotto il 30% di fibra neutro detersa (NDF/s.s.) e almeno 1/3 dell’NDF deve essere fibra effettiva (peNDF) cioè apportata soprattutto da foraggi trinciati a non meno di 2 cm. Viene così garantito un pH medio del fluido ruminale di 6,3-6,6 che consente un ambiente idoneo allo sviluppo dei microrganismi cellulosolitici, limitando però l’effetto “ingombro” che i foraggi lunghi determinano nel rumine, con conseguente minor ingestione alimentare da parte della bovina. Per razioni molto ricche in insilati e in amido e con scarsa fibra è opportuno integrare la dieta con sali ad azione tampone come il bicarbonato di sodio e il carbonato di calcio.
  • Amido: è il principale dei carboidrati non fibrosi (NFC) e, assieme a pectine, zuccheri e beta-glucani, costituisce la fonte di energia rapidamente disponibile per il ruminante. Per produzioni giornaliere superiori ai 30 litri di latte il tenore in amido della deve essere del 25-29% s.s. (pari a un contenuto di NFC del 38-43% s.s.). Il rapporto “amido/NDF” è bene si attesti su valori attorno a 0,9 per le alte produzioni, anche nell’ottica di ridurre il più possibile l’emissione di metano per kg di latte.
  • Proteine: I livelli di proteina grezza riportati in tabella corrispondono a un tenore in MP (proteina metabolizzabile) del 9-11% s.s. per bovine in lattazione tra i 20 e i 40 litri/giorno, rispettivamente. Mediamente il 60% circa della MP che la bovina ottiene deriva dalla componente microbica del rumine e il 40% deriva dalla proteina alimentare che non viene degradata nel rumine, la cosiddetta proteina bypass o RUP (rumen undegradable protein). Pertanto è fondamentale che i microrganismi del rumine (batteri e protozoi) abbiano a disposizione, oltre all’azoto, anche energia per poter crescere e moltiplicarsi. Nella dieta della bovina ad alta produzione di latte il rapporto “amido/proteina grezza” deve tendere a 1,8. Un tenore proteico ottimale favorisce anche l’efficienza di utilizzazione dell’azoto alimentare che verrà convertito in azoto del latte in ragione del 30-35%, riducendo così la quota di azoto escreto con feci e urine.
  • Lipidi: Il tenore lipidico delle razioni per ruminanti è in genere contenuto, nell’ordine del 2-3% sul secco per bestiame da rimonta e bovine in asciutta e del 3-4% s.s. per vacche in lattazione. Per queste ultime, specie se ad alta produzione, nella prima metà della lattazione e soprattutto in condizioni di elevate temperature e umidità ambientali che tendono a deprimere l’ingestione alimentare, si può arrivare al 5-6% di estratto etereo s.s., includendo nella razione fonti lipidiche con una naturale bassa lipolisi ruminale o fisicamente/chimicamente rumino-protette.
  • Minerali e vitamine: I fabbisogni minerali e vitaminici delle principali categorie di bovini da latte sono riportati in tabella. Delle vitamine vengono riportate solo quelle liposolubili in quanto le idrosolubili sono prodotte dalla popolazione microbica ruminale e non serve di norma una loro aggiunta nella razione.

Dato lo scarso contenuto in oligoelementi e vitamine dei foraggi conservati e degli alimenti concentrati, spesso sottoposti poi a trattamenti termici che ne limitano ulteriormente la biodisponibilità, conviene effettuare una somministrazione di tali nutrienti tramite integratori specifici dove i singoli nutrienti possono essere inclusi in parte in forma libera e in parte in forma rumino-protetta. In tal modo si garantisce l’apporto vitaminico e oligominerale sia alla popolazione microbica del rumine, sia direttamente alla bovina stessa. Essendo i fabbisogni calcolati sulla bovina, è bene che le quantità di vitamine e oligoelementi apportate con la dieta siano leggermente superiori ai fabbisogni stessi.

Bibliografia e sitografia

Crovetto G. M., Piani alimentari per la bovina da latte, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano

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